LA DAD ALL’INFANZIA DIVENTA DIDATTICA AD ARTE

di Federica Melucci

Occhi tondi
bocca aperta
il bimbo stupito
guarda.
Bernard Friot

In questi giorni di emergenza anche la nostra scuola dell’infanzia si è adeguata, nonostante la tenera età dei bambini, alla didattica a distanza, ma lo fa e l’ha fatto con quello sguardo e quella postura pratica, creativa e concreta che la caratterizzano e rappresentano.

Piccoli incontri sul computer dove si concentrano emozioni, un pizzico di malinconia e di allegria insieme e tanta, tanta voglia di fare.

Che strano vedersi nello schermo e non potersi toccare, però c’è la voce, la parola, che è capace di generare legami, di raccontare una storia, la nostra, costruita in presenza durante l’anno; allora queste settimane, per fortuna, non rompono o meglio non interrompono quei legami.

C’è la saggezza della pratica, l’aspetto creativo che riesce a coinvolgere, divertire e spingere ad apprendere e insieme l’aspetto ludico, giocoso delle attività proposte.

C’è lo sguardo, il linguaggio non verbale, che tradisce l’emozione, la curiosità, il desiderio di stare insieme e un po’ di incredulità. Infine c’è l’energia dei bambini che passa anche attraverso lo schermo e i fili come pura elettricità, ma anche la tenerezza della loro piccola età e delle loro manine che sembrano avere orecchie e con impegno ascoltano ed eseguono il “compito” assegnato.

Durante gli incontri i bambini si chiamano a vicenda, ti chiamano, vogliono attenzione, ma vogliono soprattutto dire che ci sono e sincerarsi che tu ci sia. In un atto di resilienza cercano la presenza ed è proprio in quello stare in una situazione nuova e non semplice che danno prova dell’affetto e della fiducia che hanno in noi, in noi adulti.

Un paracadute possibile questa DAD a patto che gli incontri siano brevi, che i bambini durante la settimana vengano preparati sugli argomenti trattati, che le attività proposte siano semplici, ma non banali nate da un confronto puntuale e condiviso fra le docenti e che ci sia la stretta collaborazione dei genitori; di nuovo abbiamo la conferma che la scuola è una rete che permette di non cadere, ma che ha bisogno di cooperazione e di partecipazione per funzionare.

Trovare le parole per sostenere i loro bisogni anche quelli non espressi, le parole giuste per parlare -“parole di latte per i tuoi occhi bambini”- dare messaggi di speranza, di ottimismo-“ parole di abbracci che ti vogliono bene”-, non è facile per noi e non è facile per loro, eppure l’attenzione è massima e anche i tempi di concentrazione si allungano, sono contenti di far vedere che riescono, che sono capaci di… che sanno lasciare una traccia e lo fanno di fronte alle mamme e alle maestre che li accolgono con la semplicità e la forza di un sorriso e di un incoraggiamento. Sono questi i momenti in cui ti accorgi dell’importanza del tuo ruolo, della tua professione e nonostante tutto sei contenta perché hai fatto e stai facendo del tuo meglio, anche se c’è sempre l’amaro in bocca perché noi lo sappiamo che la scuola è il luogo per eccellenza del crescere bene insieme, della relazione, della prossimità dei corpi e della reciprocità, la scuola vera è altro.

Durante gli incontri abbiamo esplorato l’affascinante mondo degli insetti, il nostro sguardo si volge sempre alla natura perché sa stupirci e meravigliarci e sono proprio gli insetti con il loro lavorio continuo che ci suggeriscono di fare altrettanto, in cerca di provviste di felicità per il futuro.