Progetto Shoah

In occasione del 27 gennaio (giorno della memoria), è nata la collaborazione e l’ideazione di un progetto che ha coinvolto i ragazzi della I G del liceo Scientifico Einstein, guidati dalla professoressa Sara Moresco e la classe V di Conforti guidata dalla maestra Elisabetta Moretti.

I ragazzi del liceo hanno visto  Schindler’s List ed hanno scritto fiabe con metafore, cercando di veicolare il dato storico in un elaborato fruibile dai bambini di classe quinta, che li hanno ricevuti e, in risposta, hanno scritto ed espresso quali elementi della fiaba, codificati in chiave metaforica, potevano essere collegati alla Shoah.

Gli alunni di quinta hanno poi visto solo alcune parti dei film Schindler’s List e La vita è bella ed hanno approfondito la conoscenza di Anna Frank attraverso la lettura di alcune parti del suo diario e la visione di filmati e documentari sulla sua vita.

In seguito allo scambio epistolare, è avvenuto l’incontro delle due classi il 19 marzo 2018 presso l’Einstein.

I bambini di Conforti hanno realizzato e donato agli studenti della I G un cartellone con le frasi prese dal diario di Anna Frank, spiegando la motivazione delle loro scelte.

Divisi poi in gruppi misti, hanno giocato a inventare storie utilizzando parole scelte a caso su dei cartoncini; racconti che poi ogni gruppo ha condiviso oralmente con tutti.

I ragazzi dell’Einstein, in seguito alla documentazione sulla morte di bambini durante l’Olocausto appartenenti o viventi nella nostra regione, hanno realizzato e donato, agli alunni di quinta, dei segnalibri che ritraevano le loro immagini, momento questo molto sentito e condiviso in assoluto silenzio.

Pubblichiamo uno dei racconti.

TUTTI INSIEME
di Tommaso Greco

C’era una volta un luogo bizzarro, Music Land, dove si trovavano tutti gli strumenti musicali come violini, xilofoni, tromboni, trombe, arpe, flauti, violoncelli e viole. Ogni anno si preparavano per un concerto finale, con diverse prove durante la settimana guidate dal loro direttore d’orchestra.
Quell’anno erano stati selezionati i gruppi di strumenti a fiato, ad arco ed elettronici; in questo gruppo non regnava il “solismo”, ma tutti insieme si suonava e si cantava. Giuseppe era il direttore d’orchestra e manovrava le fila dello spettacolo.
In quel periodo c’erano state accese discussioni su chi dovesse cominciare il concerto; tutti i gruppi erano coinvolti in litigi, perché gli strumenti ad arco non amavano particolarmente il suono dei flauti, perciò li disprezzavano. Giuseppe però riusciva sempre a calmare le acque e a riordinare il trambusto.
Un giorno un violoncello arrivò a Music Land e disse: «Oramai Giuseppe non ci serve più! È un vecchio ormai incapace, perché non riesce più a gestirvi e a creare armonia. Ora vi insegnerò io come deve suonare uno strumento e quale musica deve produrre un’orchestra!»
Questo violoncello si chiamava Mario e odiava gli strumenti a fiato, disdegnava il suono che producevano; per questo il giorno seguente li mise in secondo piano nello spettacolo, mentre gli archi diventarono solisti. Il suo motto era… Evviva il “solismo”!
Con il passare del tempo Mario diede ai fiati incarichi sempre meno prestigiosi: da concerto per il grande pubblico a musica per pochi in piccole sale, per poi relegarli completamente in una stanza, da dove non usciva e non entrava neppure un motivetto allegro. Tutti i flauti qui erano stati etichettati e numerati, per poterli subito rintracciare.
Con il violoncello Mario si accordò un giovane xilofono che tutti chiamavano Nessuno, perché nessuno lo conosceva…ma per poco. In breve tempo fece amicizia con tutti gli archi, si guadagnò la loro fiducia e li convinse a non procurare dolore ai flauti, incidendo sul loro corpo metallico il loro nuovo numero nome.
Riuscì a convincere gli archi, ma un nuovo tremendo ordine del violoncello Mario era in agguato: bisognava fondere tutti i flauti per creare un grande palcoscenico sopraelevato su cui l’orchestra si sarebbe esibita in concerto, così da essere più in alto e meglio visibile dal pubblico.
Un arco appiccò allora un grande fuoco su cui venne collocata una pentola enorme; ad uno ad uno i flauti venivano gettati nel pentolone, tutti tranne uno, un piccolo flauto rosso. Lui era diverso dagli altri e riusciva a suonare una melodia incredibilmente bella, capace di far sperare i cuori.
Lo xilofono Nessuno, vedendo ciò che stava accadendo davanti ai propri occhi, portò i flauti che riuscì a nascondere nella sua fabbrica di riparazione. Lui sapeva che uno strumento poteva essere riparato e non cambiare mai il suo particolare suono, la sua voce e aiutava i flauti tristi e malandati a ritrovarla, perché potessero suonare di nuovo. Alcuni archi scoprirono Nessuno e lo seguirono: videro cosa stava facendo e ascoltarono la melodia che i flauti rinnovati cantavano. Insieme decisero allora di richiamare Giuseppe che tornò a Music Land e riuscì con la vecchia orchestra d’insieme a scacciare Mario il violoncello. Nessuno però era triste: «Se fossi intervenuto prima» – si ripeteva – «quanti flauti avrei potuto salvare dal pentolone!…»
Ma i fiati tutti lo rincuorarono: lui aveva fatto il possibile.
Ora finalmente si poteva andare in scena; lo spettacolo iniziò e produsse la sua melodia più bella, una sinfonia che iniziò con il canto di uno xilofono davvero speciale.