di Roberta Lombardi
Dopo le prime esperienze di storytelling con Ozobot, ho pensato di coinvolgere la mia classe seconda in un’attività di piccolo gruppo, per la realizzazione di storie inventate da loro stessi.
Unire Ozobot allo storytelling è un processo molto creativo, in cui i bambini diventano sceneggiatori, registi e programmatori delle loro stesse narrazioni. Ecco alcuni dei valori educativi chiave che abbiamo sviluppato.
Pensiero computazionale e problem-solving
La creazione di una storia “percorsa” dagli Ozobot richiede ai bambini di pensare in modo logico e sequenziale. Devono pianificare il percorso del robot e scegliere i codici colore adatti alla narrazione. Questo li porta a sviluppare il pensiero computazionale e le capacità di problem-solving.
Creatività e fantasia
L’elemento storytelling potenzia fortemente la creatività. I bambini hanno inventato personaggi, ambientazioni e trame, visualizzando come Ozobot potesse interagire con la loro narrazione. Ogni storia, ogni percorso è diventato un’espressione unica della loro fantasia e della loro esperienza.
Competenze linguistiche e narrative
Per far sì che Ozobot “raccontasse” la loro storia, i bambini hanno dovuto scriverla in modo chiaro. Questo ha rinforzato le loro competenze linguistiche e narrative, spingendoli a strutturare in modo coerente le loro idee e a gestire i dialoghi tra i personaggi.
Apprendimento multidisciplinare e coinvolgente
Questa attività ha permesso di integrare diverse discipline in un unico progetto significativo. Dalla scrittura creativa (italiano) alla costruzione delle scenografie con i Lego (tecnologia), dalla logica (matematica) alla programmazione di base (pensiero computazionale). L’apprendimento è diventato meno frammentato e molto più coinvolgente e significativo per i bambini, che hanno visto l’applicazione pratica delle conoscenze in un contesto ludico.
Competenze sociali
Le attività sono state svolte in piccoli gruppi, incentivando la collaborazione e il lavoro di squadra. I bambini hanno dovuto comunicare le proprie idee, ascoltare quelle degli altri, negoziare e trovare soluzioni condivise. Questo ha rafforzato la capacità di lavorare insieme per un obiettivo comune.
Conclusioni
L’integrazione di Ozobot nello storytelling si è rivelata una metodologia didattica estremamente efficace, capace di trasformare l’apprendimento in un’avventura entusiasmante. Ha permesso a bambini di 7/8 anni di non essere fruitori passivi di tecnologia, ma creatori attivi, sviluppando competenze essenziali per il futuro in un ambiente stimolante e divertente.
Avendo buone competenze nell’editing video e audio ho potuto prendere tutti i video e gli audio realizzati, per creare un montaggio accattivante, con l’inserimento di foto, immagini create con l’IA, effetti sonori, ecc. Questo però non è del tutto necessario. Preparando bene gli elementi della scenografia e gli Ozo-protagonisti, disegnando i percorsi su carta, pensando a come realizzare gli effetti sonori, avendo a disposizione tempi adeguati è possibile creare video più che accettabili, senza bisogno del montaggio finale.
L’obiettivo dei prossimi anni è di rendere i bambini il più possibile autonomi, utilizzando anche altro materiale di robotica come Codey Rocky e i Lego Wedo.