Dietro le quinte
di Sofia Malvarosa
classe 2C Borgese
Quest’anno, tra i tanti progetti della nostra scuola, uno in particolare ha lasciato il segno: il laboratorio teatrale. Un percorso di 28 studenti sotto la guida” delle instancabili professoresse Armida Loffredo ed Emanuela Gravina che hanno creduto in noi anche quando noi stessi non eravamo proprio convintissimi di ricordare tutte le battute.
Il risultato di mesi di lavoro è andato in scena il 5 maggio, con due repliche (per la cronaca: nessun attore si è perso dietro le quinte tra la prima e la seconda) dello spettacolo intitolato “Lettere di guerra”e davanti a studenti, insegnanti e famiglie.
È stata un’esperienza intensa e coinvolgente, che ci ha uniti come gruppo e ci ha fatto capire quanto il teatro possa essere uno strumento potente per raccontare e far riflettere.
Lo spettacolo è iniziato con una scena in cui un gruppo di studenti, in gita scolastica, si trovava a visitare un museo sulla Seconda guerra mondiale.
All’inizio sono distratti, annoiati, come spesso accade quando ci si trova davanti a una teca piena di vecchi oggetti.
Ma all’improvviso qualcosa cambia. In modo quasi magico, vengono trasportati nel passato, nella Rimini di 80 anni fa, nel pieno della guerra e del fascismo.
La scena cambia, e con essa anche i nostri personaggi.
I ragazzi diventano testimoni di una realtà dura, fatta di bombardamenti, di lettere spedite dal fronte, di famiglie divise, di scelte coraggiose.
Il cuore dello spettacolo è il racconto della vicenda vera dei Tre Martiri giovani partigiani riminesi che nel 1944 furono impiccati dai nazisti per aver lottato per la libertà.
Uno degli aspetti più belli dello spettacolo è stato il coinvolgimento dei ragazzi di terza, che si sono occupati della parte musicale, cantando dal vivo e creando l’atmosfera giusta in ogni scena. Anche loro, tra una nota e l’altra, hanno dato voce alle emozioni più profonde.
Dopo l’ultima scena ci siamo guardati, sorridendo. Nessuno ha detto molto, ma tutti sapevamo che era andata bene.
Gli applausi, le strette di mano, le voci entusiaste ci hanno fatto capire che il nostro lavoro aveva lasciato il segno. Non è stato facile arrivare fin lì: prove, risate, momenti di tensione, errori, ripetizioni infinite… ma ce l’abbiamo fatta, insieme.
E questa è forse la cosa più importante che ci portiamo a casa: aver costruito qualcosa come gruppo.
Ognuno ha dato il suocontributo, nessuno è stato escluso. Un grazie speciale va alle professoresse Loffredo e Gravina, che ci hanno guidato, supportato, e a volte anche sopportato.
Il progetto è stato finanziato con il DM 19, Riduzione dei divari e lotta alla dispersione scolastica.
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