di Roberta Lombardi
La nostra istituzione ha acquistato diversi Ozobot per le scuole primarie grazie ai finanziamenti per le STEM.
Tra tutti i robot didattici in commercio, Ozobot è molto interessante per la sua versatilità.
A un livello base Ozobot segue linee colorate su carta della larghezza di circa mezzo centimetro grazie ai suoi sensori. Il suo led assume il colore della linea.
Oltre alle linee, Ozobot ha un metodo di programmazione basato su codici colore posizionati lungo linee nere. I codici colore servono a controllare velocità, direzione, pause e alcune mosse speciali. Da questo punto di vista la programmazione di Ozobot rientra perfettamente nella definizione di attività “unplugged”, perché si concentra sull’apprendimento dei principi del coding senza l’uso di schermi o linguaggi di programmazione digitali complessi.
Il passo successivo e più avanzato rispetto ai codici colore su carta è la programmazione di Ozobot con Ozoblockly. Si tratta di un ambiente di programmazione visuale a blocchi, molto simile a Scratch, basato sulla libreria Blockly di Google. Ozoblockly trasforma l’esperienza di Ozobot da una semplice interazione con codici colore a un vero e proprio laboratorio di programmazione, dove i concetti astratti del coding prendono vita attraverso le azioni del piccolo robot.
Con la mia classe seconda ho utilizzato Ozobot per fare storytelling. Per muovere Ozobot abbiamo usato solo le linee senza codici colore. I nostri Ozobot sono stati travestiti per interpretare i personaggi di due famose fiabe.
In questo storytelling, invece, i bambini hanno usato i codici colore (pausa e fine linea) per rappresentare Babbo Natale che si ferma davanti le case per consegnare i doni e, quando ha finito, gioisce con la tipica risata, augurando a tutti Merry Christmas.
Questa attività si è ispirata a una delle tante proposte didattiche del sito ozobot.com, che fornisce supporto alle scuole con tanti percorsi e attività interessanti.
Ozobot ha un unico difetto: è costoso, come tutti i robot didattici.